da pinodipinot il ven mar 16, 2007 10:41 am
Cento di questi Napoli
Domani, a Crotone, si festeggia la centesima partita dell'era De Laurentiis. Un percorso non facile, su campi ben lontani da quelli dove trionfava lo squadrone di Maradona. Ma che ora può riportare in alto
Aurelio De Laurentiis, presidente Napoli. CuomoNAPOLI, 16 marzo 2007 - Quel giorno, al San Paolo, quando il Napoli segnò il primo gol, era tale l’improvvisazione che il radiocronista, nell’annunciarlo, omise il nome del marcatore. "Capitemi, lo stadio è ancora un cantiere e non mi hanno ancora portato le formazioni". Si chiamava Ignoffo, non il massimo per entrare nella storia. La squadra vagabondava in provincia, senza un campo dove allenarsi, ed era stata costretta a operare sul mercato in appena 15 giorni, prendendo ciò che trovava.
Così, viste le premesse, il 26 settembre 2004 accolse quel 3-3 casalingo contro il Cittadella come una vittoria. Oggi la società ha un nuovo centro sportivo, rapporti con i club di tutto il mondo, ha appena inaugurato il sito Internet e considera i pareggi come sconfitte, viste le cifre che ne stanno accompagnando la risalita. Domani, a Crotone, il Napoli di De Laurentiis giocherà la sua centesima partita di campionato, dopo le 34 (più 4 dei playoff) del 2004-2005, le 34 della scorsa stagione, e le 27 dell’attuale torneo di B. Ne ha perse pochissime, appena 14, solo 6 negli ultimi due campionati, e ne ha vinte praticamente la metà (49). Il bilancio è completato da 36 pareggi.
NON SEMPRE ROSE E FIORI - Non sono state sempre rose e fiori. Ci sono squadre mai battute, come l’Avellino (2 pari e 2 sconfitte, di cui quella decisiva nella finale playoff), allenatori invulnerabili (Cuccureddu imbattuto prima con l’Avellino, poi con la Torres), e anche la macchia dell’unica sconfitta interna, contro il Chieti (1-2) quando però non c’era ancora Reja alla guida della squadra ma Ventura. E se una volta l’idolo era Maradona, il Napoli di oggi si è divertito di meno con i Cupi e i Lacrimini, ha incassato il rifiuto di Gautieri, arrivato come salvatore della patria e andatosene dopo 5 partite, e come brasiliani ha dovuto accontentarsi di Toledo e Leandro (1 gol e 14 partite in 2), non proprio Careca e Altafini.
Il Napoli ha dovuto affidarsi persino a Ramaglia, che non è l’ispettore della serie televisiva La Squadra ma un ragazzino buttato nella mischia a Lanciano. 54 i giocatori complessivamente utilizzati, il primo ad arrivare Sosa, l’ultimo Rullo. Di quella squadra che debuttò col Cittadella, sono rimasti, oltre all’argentino, solo Montervino, non a caso capitano. Gatti c’era, poi fu prestato un anno alla Cremonese, e ora è tornato. Niente è cambiato per Gianello: portiere di riserva era, portiere di riserva è rimasto. Giocava Savino, ora Savini.
CALAIO' SUPERSTAR - Il più amato? Calaiò, bomber della squadra con 34 reti. Lui, tra l’altro, di partite ne ha perse meno ancora degli altri. Non c’era nei 6 ko della gestione Ventura, giocò solo gli ultimi 5 minuti della finale playoff di Avellino, e a Perugia l’anno scorso saltò la prima sconfitta stagionale (0-1). Nella classifica dei marcatori azzurri precede Sosa (con 16 gol) ma nei tabellini figurano giocatori meno noti, da quell’Ignoffo in poi. All’inizio l’eroe era Varricchio (4 gol prima di essere ceduto a gennaio), i tifosi hanno sussultato anche per i signori Terzi e Corrent (1 gol) e c’è stata gloria persino per Schettino (56 minuti partendo dalla panchina e 1 gol decisivo a Giulianova). Una via crucis passata anche attraverso trasferte non proprio nobilissime, come quelle di Gela e Manfredonia, Castellammare di Stabia e Acireale, dove mai il Ciuccio aveva messo le nobili zampe. E se una volta il 3-1 esterno che fece impazzire la città fu quello a Torino contro la Juve, nell’anno del primo scudetto, stavolta è stato fondamentale quello conquistato a Frosinone, che lanciò la squadra verso la B. Coraggio, vecchio Napoli, intanto goditi la centesima. Con l’augurio che ne arrivino altre mille.