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Qui si può chattare e quindi parlare di qualsiasi cosa possibile ...quindi non solo musica ..VIETATO LO SPAM INUTILE, TOLLERANZA 0

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Messaggioda klelia il lun dic 10, 2007 9:32 pm

mostiq ha scritto:
ti quoto sempre per ogni argomento..ormai anche ad okki chiusi.. :)



Io li terrei ben aperti gli occhi in particolar modo nella sezione calcio!:D

La notizia della birra dei Maximo park l'avevo sentita da Carletto Pastore qualche settimana fa... e pensare che qualcuno lo critica anche!!!


:lol:

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Messaggioda better man il mer dic 12, 2007 11:02 am

Televisione e mercato dei senatori
Berlusconi indagato per corruzione

di GIUSEPPE D'AVANZO


SILVIO Berlusconi è indagato dalla procura di Napoli per la corruzione di Agostino Saccà, presidente di RaiFiction e - seconda ipotesi di reato - per istigazione alla corruzione del senatore Nino Randazzo e di altri senatori della Repubblica, "in altri episodi non ancora identificati". Una storia che corre - circostanza davvero inconsueta per il Cavaliere - sul filo di un telefono (intercettato) dell'alto dirigente del servizio pubblico e trova una sua concreta evidenza nel racconto del senatore eletto dagli italiani di Australia. E' una storia che, al di là degli esiti giudiziari, ha un'evidente rilevanza politica e si può raccontare così. Come tutte le storie che si rispettino è avviata dal caso. I pubblici ministeri stanno ficcando il naso su un giro di iperfatturazioni che nasconde la costituzione all'estero di fondi neri.

La ricostruzione dei movimenti finanziari svela che il denaro ritorna - cash - in Italia attraverso la Svizzera. Per i personaggi coinvolti, per i loro contatti nel mondo della fiction e della Rai di viale Mazzini, il sospetto degli investigatori è che quelle somme possano essere o le tangenti destinate ad amministratori del servizio pubblico o "fette di torta" che i produttori televisivi si ritagliano, franco tasse. Al centro dell'attenzione finisce un piccolo produttore di cinema e tv, Giuseppe Proietti, che in passato ha lavorato alla Sacis (la società di produzione e commercializzazione della Rai).

Il suo rapporto con Agostino Saccà è costante e molto intenso. Interrogato dai pubblici ministeri, il presidente di RaiFiction nega di conoscere Proietti così bene. Mal gliene incoglie. Nel periodo delle indagini, Proietti si reca ottantotto volte in viale Mazzini e in quaranta di queste occasioni è in visita da Saccà che ignora di essere finito al centro di un'inchiesta molto invasiva che, come sempre accade in questi casi, ha il suo perno nell'ascolto telefonico. Nel diluvio di comunicazioni del presidente di RaiFiction saltano fuori, per dir così, delle attività che i pubblici ministeri giudicano non coerenti, non corrette, non legittime per un dirigente Rai. Agostino Saccà è molto insoddisfatto della sua collocazione in Rai. Si sente sottovalutato, forse umiliato. Avverte di essere guardato a vista - sì, controllato - dal direttore generale Claudio Cappon. Vuole andare via, lasciare "Mamma Rai" per "mettersi in proprio", creare nei pressi di Lametia Terme, nella sua Calabria, una "città della fiction"; collaborare al "progetto Pegasus", un'iniziativa che vuole consociare le capacità e la qualità dei piccoli produttori televisivi italiani per farne una realtà industriale in grado di competere sul mercato nazionale e internazionale.

Saccà parla molto delle sue idee e dei suoi progetti al telefono. Ne parla soprattutto con il consigliere d'amministrazione della Rai, in quota centro-destra, Giuliano Urbani. Con Urbani, Saccà conviene che in "Pegasus" bisogna far spazio a "un uomo di Berlusconi". Il presidente di RaiFiction ne va a parlare con il Cavaliere. Si incontrano spesso, a quanto pare. E' a questo punto dell'indagine che emerge l'intensa consuetudine dei rapporti tra Berlusconi e Saccà. Secondo fonti attendibili, soprattutto una decina di telefonate dirette tra il giugno e il novembre di quest'anno appaiono illuminanti (Berlusconi chiama e riceve da un cellulare in uso a un suo body-guard). Berlusconi e Saccà discutono della sentenza del Tar che ha bocciato l'allontanamento dal consiglio d'amministrazione della Rai, Angelo Maria Petroni.

Saccà sostiene che i consiglieri del centro-destra non sanno cogliere "le dinamiche positive". Spiega al Cavaliere come e con chi intervenire. Lo sollecita a darsi da fare per eliminare i contrasti che, in consiglio, dividono "i suoi consiglieri". Berlusconi appare a suo agio con il presidente di RaiFiction. Spesso dal "lei" cede alla tentazione di dargli del tu e tuttavia mai Saccà si smuove dal chiamarlo "Presidente". A volte il Cavaliere lo chiama confidenzialmente Agostino. Gli chiede conto del destino del film su Federico Barbarossa: "Sai, Bossi non fa che parlarmene...". Saccà lo rassicura: andrà presto in onda in prima serata. "E allora - dice Berlusconi - dillo alla soldatessa di Bossi in consiglio (Giovanna Clerici Bianchi) così la smette di starmi addosso". Il Cavaliere si fa avanti anche per risolvere qualche suo problema personale e politico. In una telefonata, quasi si confessa alla domanda di Saccà: come sta, presidente? "Socialmente - dice Berlusconi - mi sento come il Papa: tutti mi amano. Politicamente, mi sento uno zero... e dunque per sollevare il morale del Capo, mi devi fare un favore. Vedi se puoi aiutare...". Il Cavaliere fa quattro nomi di candidate attrici: Elena Russo, Evelina Manna, Antonella Troise, Camilla Ferranti (secondo un testimone, il produttore di Incantesimo Guido De Angelis, è la figliola di un medico molto vicino al Cavaliere). Sai, spiega Berlusconi a Saccà, non sono tutte affar mio perché "la Evelina Manni mi è stata segnalata da un senatore del centro-sinistra che mi può essere utile per far cadere il governo". Promette Berlusconi a Saccà: saprò ricompensarla quando lei sarà un libero imprenditore come mi auguro avvenga presto...

Agostino Saccà appare consapevole che la preoccupazione prioritaria del Cavaliere sia la "campagna acquisti" inaugurata al Senato per capovolgere l'esigua maggioranza che sostiene il governo di Romano Prodi. Fa quel che può, fa quel che deve nell'interesse del "Capo". In estate, incontra il senatore Pietro Fuda, un transfuga di Forza Italia, oggi nel Partito Democratico Meridionale di Agazio Loiero che sostiene il centro-sinistra. Dell'esito del colloquio, Saccà riferisce a Pietro Pilello, un commercialista calabrese con studio a Milano con molti incarichi in società pubbliche (Metropolitana Milanese, Finlombarda), presidente dei sindaci di Rai International dal 2003 al 2006, oggi ancora sindaco di Rai Way. Dice Saccà: "Fuda vuol far sapere al Capo che il suo cuore batte sempre a destra, anche se è costretto a stare oggi a sinistra e che comunque se gli dovessero toccare gli interessi e le cose sue, il Cavaliere deve starne certo: Fuda gli darà un aiuto in Parlamento". Saccà e Pilello affrontano di concerto (e ne discutono al telefono) l'abbordaggio del senatore Nino Randazzo. Il commercialista assume informazioni sullo stato economico dell'eletto per il centro-sinistra in Oceania. Ne riferisce a Berlusconi che lo convoca ad Arcore. Si può presumere che il commercialista riceva l'incarico di accompagnare Randazzo da Berlusconi.

Dopo qualche tempo, gli investigatori filmano l'arrivo di Pilello all'aeroporto di Roma; l'auto con i vetri oscurati che lo attende; il percorso fino in città, a largo Argentina, dove è in attesa Randazzo; l'ultimo brevissimo tragitto fino a Palazzo Grazioli. Quel che accade nella residenza romana di Berlusconi lo racconterà il senatore ai pubblici ministeri. Berlusconi lo lusinga. Appare euforico. Vuole conquistare la maggioranza al Senato e dice di essere vicino ad ottenerla. Se Randazzo cambierà cavallo, potrà essere nel prossimo esecutivo o viceministro degli Esteri o sottosegretario con la delega per l'Oceania (al senatore Edoardo Pollastri eletto in Brasile, aggiunge Randazzo, viene invece promessa la delega come sottosegretario al Sud-America). L'elenco dei benefit offerti non finisce qui. Randazzo sarebbe stato il numero 2, appena dietro Berlusconi, nella lista nazionale alle prossime elezioni e l'intera campagna elettorale sarebbe stata pagata dal Cavaliere.

Randazzo è scosso da quelle proposte. Ricorda ai pubblici ministeri un bizzarro episodio che gli era occorso in estate, in luglio. Passeggiava nella Galleria Sordi, in piazza Colonna a Roma. Come d'incanto, come apparso dal nulla, si ritrova accanto un imprenditore australiano, Nick Scavi. L'uomo lo apostrofa così: "Voglio offrirti la possibilità di diventare milionario. Ti darò un assegno in bianco che potrai riempire fino a due milioni di euro". Randazzo rifiuta l'avance. L'altro non cede. Trascorre qualche giorno e lo richiama. Gli chiede se ci ha ripensato. Randazzo non ci ha ripensato. Come Nick Scavi, anche Berlusconi non cede dinanzi al primo rifiuto di Randazzo. Per superare le incertezze, il Cavaliere rassicura il senatore: "Caro Randazzo, le farò un vero e proprio contratto...". Ancora il telefono racconta come vanno poi le cose. Pietro Pilello dice che Berlusconi gli ha chiesto il numero telefonico di Randazzo perché aveva bisogno di parlargli con urgenza. Il senatore conferma durante l'interrogatorio: "E' vero, Berlusconi mi chiamò e mi disse: lei ci ha pensato bene, le carte sono pronte, deve solo venirle a firmarle. Mi basta anche soltanto una piccola assenza". Al Senato un'assenza, con l'esigua maggioranza del centro-sinistra, ha il valore di un voto contrario. "Una piccola assenza" è sufficiente perché, dice Berlusconi, "ho con me Dini e i suoi - che non dovrebbero tradire - e tre dei senatori eletti all'estero". Vanagloria del Cavaliere come quella storia dei "contratti di garanzia"? Forse sì, forse no. E' un fatto che almeno "un contratto" è saltato fuori a Napoli in un'altra indagine che ha come indagato per riciclaggio il senatore Sergio De Gregorio, presidente della commissione Difesa di palazzo Madama (alcuni suoi assegni per 400 mila euro sono stati ritrovati nelle mani di un noto contrabbandiere, Rocco Cafiero).

Durante l'investigazione, è stato sequestrato un contratto, inviato via fax a quanto pare, a firma Sandro Bondi e Sergio De Gregorio in cui si dà conto dell'impegno finanziario concordato tra le parti, delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. E' l'accordo stipulato (e noto) tra Forza Italia e l'associazione "Italiani nel mondo" di De Gregorio. Altri accordi, evidentemente, avrebbero dovuto nascere soltanto se i senatori del centro-sinistra avessero voluto.

Randazzo: «Mi sto facendo grandi risate»
http://www.corriere.it/politica/07_dice ... c53b.shtml

Ghedini: «Pronti ad azioni penali e civili»
http://www.corriere.it/politica/07_dice ... c53b.shtml
Ultima modifica di better man il mer dic 12, 2007 11:38 am, modificato 4 volte in totale.
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Messaggioda NOVE il mer dic 12, 2007 11:08 am

PER LA SERIE NON E' MAI COLPA SUA...
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...puro e disposto a salire a le stelle. Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXXIII

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Messaggioda Promentory1985 il gio dic 13, 2007 11:26 am

La riforma aveva già avuto l'ok di Palazzo Madama
E alla fine la Camera tagliò i tagli
I deputati sopprimono il tetto agli «stipendi d'oro» dei manager pubblici

Taglia, taglia, scusate il bisticcio, stanno tagliando i tagli. L'ultimo a essere soppresso è stato il tetto agli «stipendi d'oro». Passato al Senato, è stato cancellato alla Camera. Anzi, d'ora in avanti i «grand commis» pubblici potranno guadagnare anche di più. Alla faccia di tutte le promesse intorno al bisogno di sobrietà. E di tutti gli italiani che faticano ad arrivare a fine mese. Eppure, dopo tante retromarce nella sbandierata moralizzazione avviata solo per placare l'indignazione popolare, pareva che almeno questo principio fosse acquisito: chi lavora per la sfera pubblica (dai ministeri alle Regioni, dalle aziende di Stato alle municipalizzate) non deve avere buste paga, liquidazioni e pensioni troppo alte. Per mille motivi. Perché le nomine sono spesso dovute non alle capacità professionali ma alle amicizie giuste. Perché in cambio di certi appannaggi non viene chiesta talora efficienza ma piuttosto «gentilezze» al partito di riferimento. Perché nel mondo privato, tirato in ballo a sproposito, chi guadagna molti soldi deve anche render conto agli azionisti del proprio operato (nei Paesi seri) e non mangia contemporaneamente a due greppie: i contratti deluxe del libero mercato e le sicurezze del sistema pubblico.

Ed ecco che Palazzo Madama aveva approvato, all'articolo 144 della Finanziaria, le seguenti regole: «Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali (...) agenzie, enti pubblici anche economici, enti di ricerca, università, società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate, ovvero sia titolare di incarichi o mandati di qualsiasi natura nel territorio metropolitano, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione». Cioè 275 mila euro l'anno. Chiaro? Chiarissimo: il limite valeva per tutti (tutti) gli stipendi pagati con soldi pubblici. Compresi «i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, i presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate, i dirigenti». E se per trattenere Fiorello o strappare Gerry Scotti a Mediaset la Rai fosse costretta a offrire più della concorrenza? Previsto anche questo: «Il limite non si applica alle attività di natura professionale e ai contratti d'opera» se si tratta di «una prestazione artistica o professionale indispensabile per competere sul mercato in condizioni dì effettiva concorrenza ». E se invece si trattasse di strappare alla concorrenza non un cantante ma un grande manager che sul libero mercato potrebbe guadagnare tre, quattro o cinque volte di più? Anche queste eccezioni erano previste. Come eccezioni, però. Le nuove regole infatti, diceva l'articolo 144, «non possono essere derogate se non per motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo non superiore a tre anni». Di più: dovevano ottenere la firma del capo del governo e rientrare «nel limite massimo di 25 unità. Corrispondenti alle posizione di più elevato livello di responsabilità». Riassumendo: solo venticinque altissimi dirigenti pubblici in tutto il Paese e per un periodo limitato (quindi niente pensioni d'oro e niente liquidazioni stratosferiche) potevano guadagnare più di 275 mila euro l'anno. Tutti gli altri, sotto. E guai a chi faceva il furbo perché ogni contratto doveva d'ora in avanti essere trasparente. Di più: «In caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita».

Non bastasse, l'articolo fortissimamente voluto soprattutto da Massimo Villone e Cesare Salvi, autori del libro «I costi della democrazia», metteva un altro candelotto sotto i privilegi di certi boiardi di Stato: il divieto del cumulo di poltrone, a meno che non accompagnato da una robusta decurtazione delle prebende. Insomma: una piccola grande rivoluzione. Che per la prima volta cercava di mettere ordine in un sistema che negli ultimi anni aveva lasciato i cittadini basiti davanti a casi clamorosi. Come quello di Giancarlo Cimoli, che guadagnava alle Ferrovie circa 1,5 milioni di euro l'anno e se ne andò, per andare a guadagnarne 2,7 all'Alitalia, con una liquidazione per «raggiungimento risultati » (il pareggio) di 6,7 milioni. O del suo successore Elio Catania, che per un paio di anni alle Ferrovie (lasciate con un buco di 2 miliardi e 155 milioni) incassò una buonuscita di 7 milioni. O ancora quello di Massimo Sarmi che alle Poste prende un milione e mezzo di euro l'anno cumulando le buste paga da amministratore delegato e di direttore generale. Per non dire di certi arbitrati, compensati con parcelle da capogiro. Tre per tutte? Quella spartita (in tre) dal collegio guidato dall'ex presidente del Consiglio di Stato Mario Egidio Schinaia (1,4 milioni), quella finita al collegio presieduto dall'avvocato dello Stato Giuseppe Stipo (1,3 milioni per due verdetti), quella incassata dal collegio pilotato da Marcello Arredi, capo del dipartimento Infrastrutture stradali del ministero delle Infrastrutture e presidente nel 2006 di un collegio incaricato di regolare una controversia fra l'Anas e l'Impregilo: 1,2 milioni. Soldi in più, oltre lo stipendio. Potevano i potentissimi Grand Commis accettare una sforbiciata del genere? No. E così, subito dopo l'approvazione in Senato, talpe sapienti hanno cominciato a rosicchiare l'articolo 144, a partire dai trattamenti alla Banca d'Italia, comma per comma, riga per riga. Risultato: la Commissione Bilancio della Camera, tra le proteste di una pattuglia di indignati guidata da Villone, ha praticamente fatto saltare tutti, ma proprio tutti, i punti centrali. E a meno che non intervenga il governo, tutto continuerà come prima. Anzi, peggio. Perché il messaggio all'opinione pubblica, dopo tante promesse, è uno solo: marameo.

Lo stesso marameo che, dalle bianche spiagge di Bali, lanciano agli italiani i componenti della affollatissima delegazione italiana al vertice mondiale sul clima: 52 persone. Dicono Alfonso Pecoraro Scanio e il suo staff che altre delegazioni sono ancora più numerose. E che l'altra volta, a Montreal, l'allora ministro Altero Matteoli si portò perfino due agenti di scorta. Sarà. Ma ci restano alcune curiosità: come mai, nel mucchio, oltre a tre rappresentanti del Comune di Milano, due della Regione Lazio, un assessore della Toscana e l'assessore all'Ambiente della Campania Luigi Nocera, riemerso per l'occasione dai cumuli di immondizia napoletana, ci sono solo due sindacalisti della Cgil e della Uil e nessuno della Cisl? Possibile che nessuno della Cisl, con una collana di orchidee al collo, avesse da dire qualcosa sul pianeta?

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13 dicembre 2007
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Messaggioda klelia il ven dic 14, 2007 6:02 pm

Ikea, dipendenti in...bicicletta

E' il regalo di Natale dell'azienda
Una fiammante bicicletta: è questo il regalo che Ikea ha fatto ai suoi dipendenti il giorno di Santa Lucia, caro alla multinazionale scandinava. Un regalo non casuale, visto che da sempre l’azienda è sostenitrice di una politica attenta alla salvaguardia dell’ecosistema. Di qui l’idea di donare ai suoi collaboratori italiani, 6.200 in tutto, una bici. Lo scopo è che diventi un mezzo di circolazione alternativo alle auto e volano di una sana (e diffusa) abitudine.


La prima bicicletta è stata consegnata nello store di Roma Bufalotta, alla presenza del senatore Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati e di Roberto Monti, amministratore delegato della filiale italiana dell’impresa fondata nel 1943 da Ingvar Kamprad e diventata un vero colosso mondiale nel settore dell’arredamento (ha104.000 dipendenti ed è presente in 44 nazioni, con un fatturato che nel 2006 è stato di 17.300 miliardi).

“Per assicurare la sostenibilità nel lungo termine al nostro business, è necessario offrire alternative al mezzo di trasporto privato - dicono da Ikea, che con questo progetto ha partecipato al “Premio all’innovazione amica dell’ambiente” di Legambiente- alcune persone con bassi budget non possono permettersi un’automobile propria, altre decidono di rinunciarvi per abbracciare stili di vita più sostenibili, perciò ritieniamo una priorità strategica garantire il collegamento dei punti vendita con i mezzi pubblici o con le due ruote”.

Una iniziativa lodevole e innovativa, considerato che nel nostro Paese i trasporti sono responsabili di oltre il 30% delle emissioni di anidride carbonica, cioè di buona parte dell'inquinamento.
Ikea del resto non è nuova a queste iniziative: dal 2005, anno in cui ha cominciato a promuovere una politica a favore della mobilità sostenibile, è passata dall’ 1.35 % di persone che raggiungevano i negozi coi mezzi pubblici, ad una percentuale del 2,3%.

”Considerato che nell’ultimo anno i nostri centri sono stati visitati da più di 35milioni di consumatori, dare la possibilità a circa 805mila persone di raggiungere gli store con un mezzo alternativo all’auto potrebbe rappresentare un piccolo, tangibile segnale a tutti”.

Ad oggi poi di tutti i punti vendita Ikea, quattro si possono raggiungere con una navetta finanziata dall’azienda, otto con i mezzi pubblici e uno addirittura con il treno. “L'obiettivo nel medio periodo-ribadiscono dal gruppo svedese- è che il 15% dei visitatori raggiunga i negozi con mezzi alternativi all'auto”.

E il buon esempio devono darlo proprio gli impiegati con la loro nuova bicicletta pieghevole, che possono tenere in casa, prima di iniziare la loro scattante pedalata di prima mattina. Non ci resta che vedere quanti saranno i volenterosi che sfrutteranno il “verde” regalo aziendale…

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Messaggioda Alex il gio dic 20, 2007 4:05 pm

Il testo della telefonata Saccà-Berlusconi

http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ref=hpstr1

Naturalmente raccomandare la gente in RAI è cosa che riguarda la sfera della privacy come tutti sappiamo.. nel frattempo Saccà si può fregiare del titolo di zerbino del secolo
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Messaggioda better man il gio dic 20, 2007 8:41 pm

il barzellettiere se ne inventa sempre una :lol:
strepitosa anche la sua dichiarazione di oggi, e gli altri politici non vogliono essere da meno..
e intanto la sinistra resta in silenzio per non scontentare nessuno..
http://www.repubblica.it/2007/12/sezion ... cetta.html

cmq ci sono un paio di articoli interessanti su l'espresso
Alì Saccà story
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ry/1917107

La banda Rai
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... i/1917148/

ma mi ero perso la vera perla..
"Italiani spiati, votate Pdl" Berlusconi approfitta dell'attenzione dei media per invitare gli italiani a dare forza al nuovo soggetto politico. "Lancio un appello a tutti gli italiani che non si sentono più né liberi né sicuri quando parlano al telefono: li invito a unirsi insieme per portare al governo del Paese con il Popolo della Liberta, che come prima legge porterà la possibilità, per questi signori della pubblica accusa, di disporre intercettazioni solo per i reati veramente gravi, quelli con pene dai 15 anni in su". "Bisogna andare a votare - prosegue il Cavaliere - e votare tutti per chi difende la libertà da sempre dei liberali, crede nella privacy da sempre e lo dimostra con tutta la sua vita. Chi non è mestierande della politica, uno che potrebbe fare cento e mille cose migliori ma che si impegna solo perchè ama la libertà e il suo Paese".
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Messaggioda columbia83 il ven dic 21, 2007 4:22 pm

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Messaggioda porzel il ven dic 21, 2007 5:55 pm

VACCINAZIONE DI MASSA ANTIMENINGITE NEL TREVIGIANO

TREVISO - Un virus di meningococco di gruppo C "molto aggressivo e circoscritto nella zona tra Treviso e Conegliano". Per questo, in questa zona, è stata decisa la vaccinazione di massa per i giovani tra i 15 e i 29 anni. La situazione, però, "è sotto controllo".

Cerca toni rassicuranti il ministro della Salute Livia Turco mentre informa l'aula del Senato sulla quasi epidemia di meningite esplosa in Veneto in questi giorni. E' di questa mattina la notizia che le tre Asl di Oieve di Soligo, Asolo e Treviso hanno deciso la vaccinazione di massa anti meningite per i giovani dai 15 ai 29 anni d'età dopo i casi che si sono registrati in zona. I ragazzi interessati dalla vaccinazione potrebbero essere fra i 17 e i 18 mila, su una popolazione complessiva di 150 mila abitanti. La procedura potrebbe iniziare dal 27 dicembre. I comuni in cui si provvederà con la profilassi sono Treviso, Silea, Istrana, Pieve di Soligo, Conegliano e Trevignano.

Il ministro Turco, pur definendo "giustificata" l'offerta immediata di una dose di vaccino anti-meningocccico C alla popolazione giovanile (15-29 anni) dei Comuni interessati del Veneto, spiega che "non esiste al momento la necessità di estendere la vaccinazione contro questo germe ad altre fasce di popolazione.
L'importante è che la popolazione e i medici del territorio Veneto siano avvisati che ogni caso di febbre, in persone che abbiano avuto contatto con dei casi, sia accuratamente valutato".


Il ministro ha spiegato che ogni anno in Italia "ci sono 900 casi di meningite con una tasso di mortalità intorno al quattordici per cento. Venti casi sono stati segnalati tra settembre e gennaio con due decessi". Il ceppo più pericoloso e diffuso è quello che sta colpendo il Veneto, il meningococco di tipo c. Secondo le analisi del ministero, l"il focolaio del Veneto si è verificato in una popolazione giovanile aggregata in un momento di considerevole stress fisico e, presumibilmente in presenza di un ceppo di meningococco particolarmente aggressivo, favorendo un'evoluzione assolutamente infrequente ed infausta di questa malattia". Non è però "necessaria la vaccinazione degli adulti: non siamo davanti a una pandemia".

Nel frattempo sono gravi ma stabili rispetto a ieri le condizioni dello studente venticinquenne di Conegliano (Treviso) colpito da meningite e ricoverato da ieri a Padova. Il giovane si trova, intubato, nel reparto di rianimazione dell'Ospedale S.Antonio del capoluogo euganeo. Dal momento del contagio, presumibilmente il 15 dicembre scorso, a ieri il giovane era venuto in contatto con oltre 200 persone, tra Conegliano e Padova che ora vengono sottoposte a profilassi antibatterica. Il giovane, ha spiegato la Turco, "aveva giocato una partita di calcio a Montebelluna e poi era andato con gli amici a cena al ristorante". Tra Montebelluna e Conegliano si aggira il ceppo più violento di meningite.

rispettivamente dove abita mia morosa e io...
qui infatti c'è la fila sia all'ospedale che all'ufficio igiene per prendere l'antibiotico e fare il vaccino.

tra l'altro il ragazzo di conegliano in coma era al liceo con me, poveraccio :?
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