Il fenomeno segnalato dal New York Times
Orrori dell'Iraq in video su YouTube e Google
Un cecchino che spara ai marine, gli effetti di un ordigno, soldati feriti e sanguinanti. Filmati spediti dalla jihad ma anche dai militari Usa. E i due website stanno cercando di rimuoverli tutti
Ai sostenitori della Jihad non bastano più i siti islamici per diffondere i loro messaggi e i video. Da alcuni mesi i filmati con uccisioni di soldati americani in Iraq, operazioni di guerriglia e colpi di mano, vengono diffusi attraverso YouTube e Google video, siti occidentali visitati ogni giorno da migliaia di utenti. La mossa è un evidente tentativo di raggiungere un sempre più ampio numero di persone, non necessariamente legate al mondo integralista.
In un video, molto popolare, intitolato Sniper Hit, si vedono militari americani sotto il fuoco di un cecchino a Bagdad. In un altro compaiono soldati sanguinanti, in un altro ancora gli effetti dell’esplosione di un ordigno rudimentale, i micidiali IED. Trovarli su YouTube non è certo difficile e chiunque può fare la ricerca. Il New York Times, che ha svelato il fenomeno, sostiene che da qualche giorno alcuni dei video sono stati rimossi, ma ne rimangono altri, in particolare quelli in arabo. Un frequentatore di YouToube, che ha inviato il video del cecchino e si è firmato «volto di morte», ha spiegato con una email di averlo fatto «perché le notizie in Gran Bretagna non sono vere». In altre parole c’è censura sulla guerra in Iraq.
Ma la videomania ha contagiato anche i soldati impegnati sul terreno. Molti di loro hanno delle videocamere e filmano quello che avviene. Le immagini vengono poi spedite a Google o YouTube aggirando i regolamenti fissati dal Pentagono. Gli esperti ritengono che la diffusione dei video sia legata alla progressiva parcellizzazione delle formazioni guerrigliere, divise in tante piccole unità e non sempre dotate di un comando unico. Così l’azione di propaganda è affidata al singolo mujahed o ai simpatizzanti che vivono in Iraq ma anche in Occidente.
Guido Olimpio