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Qui si può chattare e quindi parlare di qualsiasi cosa possibile ...quindi non solo musica ..VIETATO LO SPAM INUTILE, TOLLERANZA 0

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Re: NEWS

Messaggioda porzel il mar mag 20, 2008 8:50 pm

columbia83 ha scritto:http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo414334.shtml


AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH



Tutti i fotografi si sono subito lanciati sull'oggetto volante ben identificato, che dopo pochi secondi è stato abbattuto con una manata.

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Re: NEWS

Messaggioda columbia83 il mar mag 20, 2008 8:59 pm

porzel ha scritto:
columbia83 ha scritto:http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo414334.shtml


AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH



Tutti i fotografi si sono subito lanciati sull'oggetto volante ben identificato, che dopo pochi secondi è stato abbattuto con una manata.

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Che porci sti giornalisti :lol: :lol: :lol:
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Re: NEWS

Messaggioda porzel il mer mag 21, 2008 4:42 pm

columbia83 ha scritto:
porzel ha scritto:
columbia83 ha scritto:http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo414334.shtml


AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH



Tutti i fotografi si sono subito lanciati sull'oggetto volante ben identificato, che dopo pochi secondi è stato abbattuto con una manata.

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http://mediacenter.corriere.it/MediaCen ... corriere_4

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Re: NEWS

Messaggioda columbia83 il mer mag 21, 2008 6:08 pm

porzel ha scritto:
columbia83 ha scritto:
porzel ha scritto:
columbia83 ha scritto:http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo414334.shtml


AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH



Tutti i fotografi si sono subito lanciati sull'oggetto volante ben identificato, che dopo pochi secondi è stato abbattuto con una manata.

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http://mediacenter.corriere.it/MediaCen ... corriere_4

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Re: NEWS

Messaggioda PaulGallagher il ven mag 23, 2008 9:42 am

volto popolare della tv era andato in onda fino a qualche giorno fa
Rai: è morto Paolo Giuntella
Il quirinalista del Tg1 aveva 61 anni ed era malato da tempo. Il dolore del presidente della Repubblica

Paolo Giuntella (Contrasto)
ROMA - Lutto nel mondo del giornalismo. È morto il quirinalista del Tg1 Paolo Giuntella. volto popolare della tv era andato in onda fino a qualche giorno fa. L'annuncio dato in aula alla Camera dal deputato del Pd, Giovanni Bachelet, è confermato anche dalla Rai. Il giornalista, 61 anni, era da tempo malato. Giuntella era il quirinalista del Tg1 già durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi. Colpito da un brutto male, ha lottato con la malattia con dignità senza mai rinunciare al suo impegno professionale, che ha esplicato con grande capacità professionale ed impegno fino agli ultimi giorni. Di Paolo Giuntella si ricorda anche l'impegno sociale e per la libertà di informazione in seno alla categoria dei giornalisti. Giuntella è stato 20 anni fa uno dei fondatori del Gruppo di Fiesole.

NAPOLITANO - «La triste notizia della scomparsa di Paolo Giuntella addolora e suscita profondo rammarico per il senso della missione che lo ha guidato in tutta la sua attività professionale. Impegnato sin da giovane nell'associazionismo cattolico, Giuntella ha sempre unito un'autentica sensibilità sociale alla scelta giornalistica e alla vocazione culturale». Lo ha affermato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato ai familiari di Paolo Giuntella. «Autore di inchieste, dossier e libri che hanno suscitato l'interesse del grande pubblico - scrive - convinto sostenitore di un'informazione libera e rispettosa del diritto dei cittadini a essere correttamente informati, ha dato prova di una visione moderna del servizio pubblico televisivo anche nel suo lavoro di cronista scrupoloso e di commentatore acuto dell'attività della Presidenza e delle istituzioni della Repubblica». «Ricordo - prosegue il messaggio - con commozione la dedizione e la passione con cui, fino all'ultimo, Paolo ha assolto al suo compito e il coraggio con cui ha strenuamente combattuto la recrudescenza del male che lo aveva colpito». «È con questi sentimenti - conclude - che condivido il cordoglio della Rai e del mondo dell'informazione, ed esprimo alla moglie Laura, ai figli Tommaso, Irene e Giovanni-Osea la mia affettuosa partecipazione al loro dolore».

IL MONDO POLITICO - «Con Paolo Giuntella scompare prematuramente una figura unica di intellettuale, di giornalista, di educatore, di testimone degli ideali e dei valori del cattolicesimo democratico». Lo afferma il vice segretario del Pd Dario Franceschini, che aggiunge: «Paolo per tantissimi di noi, per una intera generazione di giovani appena arrivati all'impegno politico sulle tracce di Dossetti, di La Pira, di Moro, di Zaccagnini, di Scoppola, è stato una guida e un maestro». «Aveva appena qualche anno in più, ma noi lo ascoltavamo, arrivavamo a Roma e lo cercavamo, affascinati dal suo linguaggio, dalla sua intelligenza, dalla coerenza dei suoi comportamenti. Ci mancherá, ma le sue parole -conclude Franceschini- continueranno per anni e anni a tracciare la strada dei cattolici democratici italiani.


22 maggio 2008


cavolo come mi dispiace




rip
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(who are you?)
we are the eggmen
(who are you?)
I'M THE WALRUS

desiderio81 ha scritto:
<<Il momento più bello della giornata è quando...arrivata la mezzanotte...dopo la bellezza di 16 ore fuori casa...mi spoglio, mi infilo nel letto e recito la mia preghiera:
"Andate tutti a fare in culo"

e m'addormento!>>
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Re: NEWS

Messaggioda kaa il gio mag 29, 2008 12:02 pm

Raid Pigneto, il ricercato: “Sono stato io”

L’uomo del Raid del Pigneto, “l’italiano sulla cinquantina” cui la polizia cerca da cinque giorni di dare un volto, il più vecchio tra i mazzieri, il “Capo”, arriva all’appuntamento ai tavolini di un bar che è notte.Ha i capelli brizzolati, gli occhi lucidi come di chi è in preda a una febbre. Allunga la mano in una stretta decisa che gli fa dondolare il Ciondolo d’oro al polso.

“Eccome qua, io sarei il nazista che stanno a cercà da tutti i pizzi. Guarda qua. Guarda quanto sò nazista…”. La mano sinistra solleva la manica destra del giubbetto di cotone verde che indossa, scoprendo la pelle. L’avambraccio è un unico, grande tatuaggio di Ernesto Che Guevara.

“Hai capito? Nazista a me? Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera”. L’uomo ha 48 anni. Delle figlie ancora piccole. Una Storia difficile di galera e di imputazioni per rapina. E, naturalmente, un nome. “Quello lo saprai molto presto. Il giorno che mi presento al magistrato, perché quel giorno il mio nome non sarà più un segreto. Mi presento, parola mia. La faccio finita cò ’sta storia. Ma ci voglio andare con le gambe mie a presentarmi. Nun me vojo fà beve (arrestare ndr.) a casa. Perciò, se proprio serve un nome a casaccio, scrivi Ernesto… “.

Indica la foto sulla prima pagina dell’edizione di Repubblica del 27 maggio. Quella scattata durante il raid con il Telefono Cellulare da uno dei testimoni dell’aggressione. “Ecco. Io sono questo qua. Questo cerchiato con il marsupio e la maglietta rossa, che si vede di spalle. La maglietta è una Lacoste. Adesso ti racconto davvero come è Andata . Ti racconto la verità prima che mi si bevono. Perché la verità, come diceva il Che, è rivoluzionaria. La Politica non c’entra un cazzo. Destra e sinistra si devono rassegnare. Devono Fare pace con il cervello loro. Non c’entrano un cazzo le razze. Non c’entra - com’è che se dice? - la xenofobia. C’entra il rispetto. Io sono un figlio del Pigneto. Tutti sanno chi sono e perché ho fatto quello che ho fatto. Tutti. E per questo si sono stati tutti zitti con le guardie che mi stanno cercando. Perché mi vogliono bene. Perché mi rispettano. Perché hanno capito. Io ho sbagliato. E non devo e non voglio essere un esempio per nessuno. Ma per una volta in vita mia, ho sbagliato a fin di bene. E allora è giusto che il Pigneto veda scritta la verità. Se lo merita. E quella la posso raccontare solo io”.

La “verità” di “Ernesto” ha un incipit. Giovedì 22 maggio. Quarantotto ore prima del raid. “A metà mattina, a una donna di cui non faccio il nome e a cui voglio bene come a me stesso, rubano il portafoglio in via Macerata. Non faceva che piangere. Un amico mio - un immigrato, pensa un po’ - mi dice che se lo voglio ritrovare devo andare nel negozio di quell’infame bugiardo dell’indiano. In via Macerata. Perché il ladro sta lì. E’ un marocchino, un tunisino, mi dice l’amico mio. Venerdì, verso mezzoggiorno, ci vado. Trovo questa merda di marocchino, o da dove cazzo viene, questo Mustafà, seduto davanti al negozio con una birra in mano. Una faccia brutta, cattiva, con una cicatrice. Mi fa cenno di entrare e nel negozio mi trovo lui, l’indiano bugiardo e un vecchio, un italiano. Il marocchino mi dice: “Tu passare oggi pomeriggio e trovare portafoglio”. Io dico va bene e, te lo giuro, non mi incazzo, né strillo. Dico solo: “Dei soldi non me frega niente. Ma dei documenti sì”. Ripasso il pomeriggio e quello mi dice: “Scusa. Non fatto in tempo. Torna domani”. Io ripasso sabato mattina e quel Mustafà là, ridendo, sempre con quella cazzo di birra in mano, mi fa segno che i documenti l’ha buttati dentro una buca delle lettere. Allora non ci ho visto più. Mi è partita la brocca. Ho cominciato a strillare, dentro e fuori del negozio. In mezzo alla strada. E ho detto: “Se vedemo alle cinque. E se non salta fuori il portafoglio sfascio tutto”".

Alle 17 di sabato, dunque, arriva “Ernesto”. Ma non da solo. “Eh no. Fermati. Fermati qui. Io arrivo da solo. Perché io voglio andare a gonfiare il marocchino da solo. Io quando devo fare a cazzotti non mi porto dietro nessuno. Il problema è che quando arrivo all’angolo con via Macerata non ti trovo una quindicina di ragazzi del quartiere? Tutti incazzati e bardati. Te l’ho detto. Mi vogliono bene. Avevano saputo della tarantella ed erano due giorni che sentivano questa storia di questo portafoglio. Evidentemente volevano starci pure loro e si sono presentati. Non l’ho mica chiamati o invitati”.

“Ernesto” fa un cenno al cameriere. Chiede un whiskey di malto scozzese. Un “Oban”. Strizza l’occhio. “Lo vedi questo? E’ cresciuto con me al Pigneto”. “Che stavo a dì? Ah sì, i pischelli. Io davvero non riesco a capire come si sono inventati la storia della svastica. Ma quale svastica? Io questi pischelli non li conosco personalmente, ma mi dicono che sono tutto tranne che fascisti. E, comunque svastiche non ce n’erano. Quei pischelli, per quanto ne so, si fanno il culo dalla mattina alla sera. E hanno solo un problema. Si sono rotti il cazzo di vedere la madre, la sorella o la nonna piangere la sera, perché qualche vigliacco gli ha sputato o gli ha fischiato dietro il culo. Te lo ripeto, io non l’ho chiamati. Io ce li ho trovati. E poi, scusa tanto sa, ma hai mai visto tu un raid nazista senza una scritta su un muro? Qualcuno si è chiesto perché, se era un raid, nessuno ha toccato per esempio i sette senegalesi che vendevano i cd taroccati in via Macerata? Lo vuoi sapere perché? Perché i senegalesi non avevano fatto niente. Perché sono amici. Perché portano rispetto e quando stava per cominciare il casino al negozio dell’indiano, gli ho detto di mettersi da una parte”.

Forse “Ernesto” vuole solo coprire quei ragazzi. Forse la sua storia comincia a pattinare. “Aspetta. Io ti ripeto che i nomi di quei pischelli non li conosco e, comunque, se anche li conoscessi non li farei mai. Ma la dimostrazione che dico la verità sai qual è? E’ che loro erano tutti coperti. Con i caschi, con i cappucci. E io invece ero l’unico a volto scoperto. Perché, come t’ho detto, io se devo andare a fare a cazzotti ci vado a mani nude, da solo e a viso scoperto. Te ne dico un’altra. La dimostrazione che sto dicendo la verità è che quando l’indiano di via Macerata mi vede e se la dà, dopo che gli ho sfasciato le vetrine, i pischelli si mettono a correre verso via Ascoli Piceno. Per me è finita lì. E non capisco quelli che vogliono fare. Allora li raggiungo a piedi e quando all’angolo tra via del Pigneto e via Ascoli Piceno vedo che stanno a fà un macello con i bengalesi, che si sono messi a sfasciare le macchine della gente del quartiere, cominciò a gridare. Grido: “A pezzi de merda che state a fa’? Annatevene da lì, a rincojoniti!”. Per questo, come ho letto sui giornali, dicono che hanno sentito “il Capo” dare ordini in italiano. Ma quali ordini? Io li stavo a mannà a fanculo perché mi era presa paura. Avevo capito che casino stava montando”.

Cosa aveva capito “Ernesto”? L’uomo butta giù il fondo di “Oban” rimasto nel bicchiere. Accende una Marlboro rossa. “Avevo capito che, senza volerlo, avevo slegato la bestia. Avevo capito che il veleno mio era il veleno di tutti. Sai perché penso che i pischelli sono andati dai bengalesi in via Ascoli Piceno? Perché quell’alimentari là, quello dove è andato a chiedere scusa Alemanno, due anni fa l’avevano chiuso per spaccio. Perché sotto il sacco dei ceci che dice di vendere, il bengalese ci teneva la droga. So che è andato assolto perché ha detto che la roba la nascondeva un marocchino. Sta di fatto che lì davanti è sempre un circo. Stanno sempre aperti. Anche alle cinque de mattina. Mi spieghi che cazzo si vendono?”.

“Ernesto” chiede un altro wiskey. “La storia potrebbe finire qua. Ma non finisce qua”. L’uomo, ora, ha voglia di raccontare chi è e come è cresciuto. “Perché tutto si deve sapere. Tutto. Perché poi, quando ti si bevono, i giornali scrivono un mucchio di cazzate”. E’ il quarto di cinque figli, “Ernesto”. Suo padre è un carabiniere. Lo perde a 8 anni e finisce in collegio, perché a casa, al Pigneto, non si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Quando esce dall’istituto, comincia a rubare. “Per fame. Ho sempre rubato solo per fame. E mai al Pigneto”. A 24 anni perde anche la madre. Comincia a entrare e uscire di galera. Regina Coeli, Sollicciano, “dove a Pacciani, j’ho fatto ‘na faccia tanto. Sto schifoso… “. “Sempre accusato di reati contro lo Stato… “. Contro lo Stato? “Sì, rapine in banca. Perché, le banche non sono dello Stato?”. Ride, per la prima volta. Poi si fa di nuovo cupo.

“Il Pigneto era bellissimo. Da ragazzino giocavo a ruzzichella dove adesso ci stà quello schifo di isola pedonale. Dove adesso vomitano e pisciano fino alle cinque de mattina, ci stava il cocomeraro e quello che vendeva le cozze col limone. Posso sopportare che mentre vado al mercato a comprare il pesce per mia figlia che è una ragazzina, lei deve vedere uno che se tira fuori l’uccello e sui banchi del mercato ci piscia? Eh? Lo posso sopportare?”. Il colore della pelle, dice, non c’entra. “Io ho litigato con tutti quelli che non portano rispetto alla gente del Pigneto. Bianchi e neri. Io ho fatto casino qualche settimana fa al pub di via Fanfulla, perché quattro stronzetti italiani non mi facevano rientrare a casa con le bambine e quando ho chiesto di spostare una macchina in doppia fila, mi hanno imbruttito dicendo: “Perché, se no che succede?”. “Succede che te gonfio”, ho detto. E si sono spostati. Ho litigato con degli algerini sotto casa, che mi stavano fregando il motorino. Ne ho appicciati al muro un paio e da allora sai come mi chiamano? “Grande mujaheddin. Grande talibano”. Beh, l’altra sera m’hanno riportato le chiavi della macchina che mi ero dimenticato sul cofano. Hai capito, sì? Io non ce l’ho con nessuno. Io voglio bene ai neri e ai bianchi che rispettano gli altri. Che rispettano il Pigneto, che insieme alla mia famiglia è l’unica cosa che ho. Io sono cresciuto al bar Necci, hai presente? Sai, no? Quello del film di Pasolini “Accattone”. Vai a chiedere di me lì. Vedi che ti dicono. Vai a chiede di me allo stagnaro di via Ascoli, o al bar di fronte. Vedi che dicono. Io ci sono poche persone che non rispetto. I bugiardi, i laidi, gli ipocriti, le pecore. E ti racconto ancora una cosa che mi devi promettere di scrivere”.

“Ernesto” tira fuori l’ultima sigaretta del pacchetto di Marlboro, che poi accartoccia come carta velina. “Pifano. Daniele Pifano, hai presente? Collettivo di via dei Volsci. Autonomia, anni ‘70 e compagnia cantante. Beh, stai a sentire. Viene a vivere al Pigneto e due anni fa becca un fascistello che gli rompe il cazzo. Ti dico: questo qua lo umilia e gli distrugge la bici davanti a tutti. Io mi metto in mezzo e da allora, quando vedono Pifano, si scansano. E lui che fa? Sabato, dieci minuti dopo il casino, si mette con i centri sociali nell’isola pedonale a strillare che sono arrivati i nazisti al Pigneto. Ma come si fa? Ma che uomo sei? Ma che dignità c’hai a giocare sulla pelle del Pigneto e del sottoscritto? L’altro giorno ho provato a chiamare anche Luxuria, quella di Rifondazione. Gli ho detto: “Dovemo parlà”. E lui: “Sì ma al telefono perché sono a Cosenza per una riunione”. Allora io dico. Tu starai pure a Cosenza, ma al Pigneto, che è dove vivi pure tu, chi ci pensa?”.

Chi ci pensa? “Ernesto” ride. “A pagare i wiskey ci pensi tu, perché io stò in bianco e devo pure pensare a trovare un avvocato bravo. Poi, quando sarà finita tutta questa storia, offrirò io. Ora vado. Mi raccomando. La verità. Io non sono un esempio per nessuno. Ma stavolta, davanti alle mie figlie, voglio che sia diverso. Non come le altre volte che m’hanno visto andare in Centrale o carcerato. Stavolta l’ho fatto per loro. E per il Pigneto. In fondo, non ho ammazzato nessuno. E tutto ’sto casino, non l’ho armato io”

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Re: NEWS

Messaggioda Cunny Funt il ven mag 30, 2008 8:51 am

La vignetta di Vauro sul Manifesto di oggi

http://www.ilmanifesto.it/vignettadelgi ... 080530.gif

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Re: NEWS

Messaggioda columbia83 il ven mag 30, 2008 10:38 pm

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Re: NEWS

Messaggioda better man il sab mag 31, 2008 5:49 pm

Frequenze tv, il Consiglio di Stato: «Applicare la sentenza Ue su Europa 7»
Respinto il ricorso di Mediaset. Richiamata la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea

ROMA - Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso in appello proposto da Rti (Mediaset) contro Centro Europa 7 per l'annullamento della sentenza del Tar del Lazio del 16 settembre 2004 «ritenendo la persistenza del dovere del ministero di rideterminarsi motivatamente sull'istanza di Centro Europa intesa alla attribuzione delle frequenze di cui al decreto ministeriale 28 luglio 1999, anche in applicazione della sentenza della Corte di giustizia del 31 gennaio 2008». Dunque, il Consiglio di Stato richiama esplicitamente la sentenza della Corte europea secondo la quale le norme italiane sulle frequenze non rispettano le direttive comunitarie, non rispettano il principio della libera prestazione dei servizi e non seguono criteri di selezione obiettivi. La sentenza Ue riconosceva a Europa 7 (emittente che nel 1999 vinse il bando di gara per una concessione tv) il diritto ad avere le frequenze per trasmettere, ritenendo illegittimo il lungo periodo transitorio di cui ha sinora beneficiato Rete 4.

GOVERNO - In sostanza, i giudici di Palazzo Spada sottolineano che non possono imporre all'amministrazione la distribuzione delle frequenze, ma che tuttavia il ministero deve pronunciarsi nuovamente sull'istanza di Europa 7. La questione, quindi, torna al ministero che deve riprendere in esame la vicenda e «rideterminarsi motivatamente». Sul risarcimento danni - Europa 7 aveva chiesto poco più di 2 miliardi di euro nel caso in cui avesse ottenuto le frequenze, oppure 3 miliardi in caso di mancata assegnazione delle frequenze stesse - il Consiglio di Stato si è riservato invece di pronunciarsi successivamente. La Suprema magistratura amministrativa ha anche respinto il ricorso di Europa 7 per l'annullamento della sentenza del Tar con la quale era stato dichiarato inammissibile e irricevibile il ricorso dell'emittente relativo all'abilitazione di Retequattro. Di fatto, quindi, Retequattro è legittimata - per il momento - a proseguire l'attività di diffusione televisiva in ambito nazionale.

dato che rete4 non si muoverà di un millimetro direi che ci sarà da pagare una bella sommetta...ma non parlate di conflitto di interessi, quella è un'invenzione dei soliti comunisti!
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Re: NEWS

Messaggioda Cunny Funt il mar giu 03, 2008 8:41 am

Sesso nel confessionale,
il vescovo dispone una messa riparatrice

Lui 31 anni, lei 32, sorpresi in cattedrale alla funzione delle 7: «Siamo atei, per noi un luogo vale l'altro»

MILANO — I carabinieri del Comando di Compagnia di Cesena pensavano ad uno scherzo quando, domenica mattina poco dopo le 7, hanno ricevuto una telefonata proveniente dal vicino Duomo della città romagnola: «Sto seguendo la funzione mattutina e da uno dei confessionali della cattedrale provengono gemiti e rumori sospetti», diceva una voce alquanto agitata.

Non era uno scherzo. All'interno del confessionale i militari hanno infatti sorpreso E.B., 32 anni di professione educatrice, e G.S., 31 anni operaio, entrambi incensurati. I due erano impegnati in un appassionato rapporto orale. Nonostante l'intervento dei carabinieri, la messa è stata interrotta solo per pochi istanti e poi portata a termine come se nulla fosse successo. E chi sedeva nelle prime file non si è accorto di nulla. Nei confronti della coppia, immediatamente condotta in caserma, sono scattate tre denunce: atti osceni in luogo pubblico, turbamento di funzione religiosa e atti contrari alla pubblica decenza. «Siamo atei e per noi fare sesso in chiesa è come farlo in qualsiasi altro posto», si sono giustificati E.B. e G.S. con i carabinieri.

Al Corriere di Romagna la donna, cultrice di moda e musica dark, ha anche dichiarato che «prima di domenica, nella mia vita ero entrata in chiesa solo un'altra volta». La gente chiacchiera e la vicenda è diventata l'argomento di questi giorni nei bar di Cesena dove è immediatamente partita la caccia per individuare i due protagonisti. Che, per ora, hanno deciso di rimanere chiusi nelle rispettive abitazioni senza aggiungere altro sul perché di quei pruriti sessuali sfogati in confessionale e di primo mattino. Monsignor Antonio Lanfranchi, vescovo della città, si dice «molto amareggiato» per quanto accaduto ed è immediatamente corso ai ripari. Venerdì prossimo, alle 21, verrà celebrata una messa per riparare all'offesa ricevuta. «Siamo rimasti spiazzati, non era mai successo prima. Così abbiamo consultato un esperto di diritto canonico e tra i canoni c'è la possibilità di indire una funzione riparatrice se l'offesa è particolarmente grave», dicono dalla diocesi cesenate. Il vescovo invita «tutti i fedeli ad intervenire per pregare e riparare all'affronto subito. Si tratta di un atto che offende la nostra comunità cristiana e che denota totale mancanza di rispetto verso le persone». Nessun giudizio da parte di monsignor Lanfranchi nei confronti della coppia: «Non giudichiamo le persone, ma quello che hanno compiuto». Se ne parlerà venerdì durante la messa riparatrice.
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